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Conobbi Murakami con Norwegian Wood. Un romanzo iniziato nell’isola greca di Mykonos ed ambientato nei collegi universitari giapponesi del ‘68. Finalmente il Giappone non era soffocato dalle serie dei manga e dalla retorica dei samurai. Murakami raccontava la città giapponese affollata di solitudine, entrava nelle pance di giovani che a me sembravano senza una famiglia, senza padri e madri, senza fratelli e sorelle. Mi lasciò l’amarezza provata dopo la lettura di “Cent’anni di solitudine” del premio Nobel colombiano Garcia Márquez. L’arte di correre invece è vita, energia. Appena ho terminato la lettura sono andato a comprarmi le scarpe da running. Correvo durante il liceo e l’università, perché non dovrei correre adesso. Murakami ha 10 anni meno di don Nino e 10 anni più di me. Quindi ci sta. 1983 – La maratona originale in Grecia. 1994 maratona di Boston.

Proprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la fatica riusciamo a provare, almeno per un istante, la sensazione autentica di vivere”.

Spesso le cose che hanno veramente valore si ottengono attraverso gesti inutili”.

In inverno una maratona (almeno 27 entro il 2007) in estate triathlon (1500 m a nuoto, 40 km di bici, 10 km di corsa). I muscoli chiedono di riposarsi e tu finisci a vivere seduto, ma se li stimoli, se li alleni loro stessi ti chiederanno ogni giorno di fare movimento. 42 km di corsa son tanti, esigono allenamento: 10 km al giorno, 300 al mese. Le ultramaratone sono almeno 100 km. Così duro è il triathlon, con 3 sport in successione, muscoli sempre freddi perché non sono gli stessi. Eppure non mollare, resistere, continuare fino a riprendersi. Per 30 anni. Vale per lo sport, vale per la vita. Per Murakami romanzi in successione ed ogni volta la fatica di un parto. Per me vale con la chitarra, con la preghiera. Si chiama perseveranza, talvolta resilienza. Richiede sforzo, non è strano. Non fermarsi al primo ansimare, insistere, allenare i muscoli. Cambia la vita.

don Alberto Zanini