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[…] Socchiudeva gli occhi, proprio quando si trattava delle questioni intime della sua vita. “Proprio come se li socchiudesse dinanzi alla sua vita, per non vedere tutto” […]

Quante volte ci capita di ritrovarci nella stessa situazione senza accorgercene? Quante volte facciamo qualcosa che sappiamo essere sbagliato, che non vorremmo fare, ma che allo stesso tempo una forza indomabile ci costringe a non farne a meno? Questa è la storia di Anna, una donna della Russia dell’Ottocento che per ovvie ragioni non ho mai incontrato direttamente, ma che conosco come se fosse la mia migliore amica, e credo che in fondo sia la storia più o meno tutti noi, il proibito ha sempre il suo fascino. È semplicemente colpa di Tolstoj, o forse è merito suo, se Kitty, Levin e Vronskij sono diventati tutti miei cari amici. Le pagine in cui ci troviamo proiettati nelle loro menti e in cui ficchiamo il naso tra le domande che frullano nelle loro teste sono quelle in cui le stesse domande approdano nelle nostre, e quando proviamo a dare una risposta socchiudiamo anche noi gli occhi per non vedere come fa Anna. Amore e odio, vita e morte sono tutte sullo stesso piano in una serie di storie che si alternano e si intrecciano come se fossero vissute davanti ai nostri occhi. Vediamo Anna innamorarsi e pentirsene, Kitty con il cuore infranto e poi di nuovo innamorata… La storia è lunga. Ammetto che quando mi hanno dato in mano questo libro per la prima volta la mia reazione è stata: «Figurati se riesco a finire un libro così spesso e scritto così piccolo». Ma mi è stato detto di fidarmi, quindi ho iniziato a leggere e poi non mi hanno più vista vagabondare per casa nella noia per un po’ di giorni. Non riuscivo a staccarmi dal libro. Sarà che le storie d’amore complicate mi sono sempre piaciute, ma questa è diversa: ha lasciato il segno, mi ha insegnato cosa vuol dire vivere questi sentimenti, mi ha portata a pormi delle domande.

Martina Novarese – 4 liceo A