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La locandiera di Carlo Goldoni è un grande classico della letteratura italiana. È una commedia divisa in tre atti ambientata a Firenze, in una locanda gestita da Mirandolina, una donna sola che ruba il cuore di tutti gli uomini che passano nel suo albergo grazie alla sua semplicità. Sono innamorati di Mirandolina non solo gli ospiti della locanda, ma anche Fabrizio, il cameriere, che possiede un vantaggio sugli altri pretendenti: in punto di morte, il padre di Mirandolina le consiglia di sposarlo. Quando in questa locanda arriva un Cavaliere che si proclama nemico delle donne e immune al fascino di esse, Mirandolina rimane sorpresa e indignata, tanto da voler sfidare il forestiero e tentare di farlo innamorare di lei. La locandiera dà attenzioni particolari all’uomo, attenzioni che non aveva mai riservato per i suoi due principali corteggiatori: il Conte d’Albafiorita e il Marchese di Forlipopoli; Mirandolina infatti cucina in prima persona per il Cavaliere, si ferma nella sua stanza per intrattenerlo, accetta del vino e segue tutte le sue pretese riguardo la biancheria. La donna afferma di poter dedicare queste attenzioni al Cavaliere poiché esso è scevro della sua attrattiva, o almeno sostiene di esserlo: dopo poco tempo infatti il Cavaliere di Ripafratta cede, desiderando lui stesso la mano dell’astuta Mirandolina e proclamando il suo amore in un monologo a seguito di un finto svenimento della locandiera. Il sentimenti che il Cavaliere prova per la donna gli fanno perdere il senno e provoca così il momento di maggiore tensione del libro: inizia attaccando Fabrizio, per poi avere uno scontro verbale con il Conte. Questo scontro stava per sfociare in un duello quando Mirandolina interrompe gli spasimanti e annuncia che la sua mano sarebbe andata a Fabrizio, proprio come il padre desiderava. Tra i tre litiganti, il quarto gode! Ho trovato La locandiera di Carlo Goldoni un libro leggero e scorrevole. Non era la prima volta che mi confrontavo con un volume scritto sotto forma di copione teatrale, ma senza dubbio ho impiegato qualche decina di pagine ad abituarmi alla narrazione. Avendo studiato il genere della commedia in letteratura latina, ho ritrovato alcuni aspetti classici in questo racconto, come ad esempio il lieto fine e la vena comica, oppure la presenza di personaggi di classi sociali medie e la rappresentazione di scene di vita quotidiane. Nonostante questo, però, non si può certo paragonare questa storia a una commedia plautina, a causa del grande spazio temporale che divide i poemi che ha causato l’evoluzione del genere letterario attraverso le varie influenze storiche e linguistiche. Per i poeti latini, infatti, le commedie erano recitate durante feste e riti religiosi e presentavano non solo parti recitati, ma anche canti, balli e accompagnamenti musicali. Nella commedia di Goldoni, invece, si trova il teatro puro: solamente gli attori, un palco con la scenografia e il pubblico. Una caratteristica che mi ha colpita è stata la capacità di far emergere il lato psicologico dei personaggi e in generale della classe sociale a cui appartengono.  Ad esempio, il Marchese e il Conte nei loro corteggiamenti si comportano in modo conforme al loro ruolo sociale: il Marchese fa uso del prestigio del suo titolo mentre il Conte sfrutta la sua condizione economica per conquistare Mirandolina. La protagonista della commedia, invece, rappresenta una classe media ed emerge dal suo comportamento l’intelligenza e la capacità di adattarsi e di gestire le situazioni, quella dote che pochi secoli prima Boccaccio aveva definito come “industria”. Sinceramente, non ho capito molto il ruolo delle commedianti Dejanira e Ortensia. Ho trovato la loro presenza poco significativa e oserei dire quasi d’intralcio, infatti a volte l’aggiunta di questi due personaggi ha reso la trama difficile da seguire. Ho molto apprezzato, però, il personaggio di Mirandolina. Nonostante il mondo misogino in cui si trovava e la sua condizione sociale è riuscita a risaltare e a farsi valere sugli uomini che la circondavano. Ha gestito con astuzia i due pretendenti, forse non nel migliore o nel più corretto dei modi dal momento che accettando tutti i loro doni e la loro protezione aumentava la loro speranza, ma alla fine lei ha ricavato dei gioielli e altri oggetti preziosi. Carlo Goldoni è riuscito a instaurare un dialogo e una connessione diretta con i lettori e con il pubblico della commedia; nonostante la storia risalisse a quasi trecento anni fa, l’ho trovata molto attuale e non lontana dalla nostra vita di tutti i giorni.

Rebecca Cavaglià – 4 liceo A