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“Queste pagine raccontano una storia verosimile che, tuttavia, non potrebbe mai accadere nella realtà. Raccontano infatti di due personaggi che si incontrano per tre volte, ma ogni volta è l’unica, e la prima, e l’ultima”. Così Alessandro Baricco ci introduce “Tre volte all’alba”. 

Il testo è suddiviso in tre parti, che individualmente sono narrazioni brevi e realistiche. Tuttavia, quando congiunte, queste parti comunicano tra loro attraverso a personaggi e oggetti. Nella loro armonica unione, esse creano un mondo surreale e piacevolmente onirico. I contrasti di luci velate e di tinte accese e i tempi che si alternano tra l’adagio e l’allegro guidano il lettore attraverso le diverse fasi di un sogno romantico. Staccarsi da questa lettura, una volta iniziata, è complicato proprio come lo è svegliarsi da un bel sogno al primo allarme della sveglia. Mi perdonerete se ora descriverò la trama con un linguaggio che, seppur ad alcuni potrà sembrare meno poetico, più mi compete. Questa è la storia di due personaggi, o più precisamente di due anime, che viaggiano attraverso un tempo anomalo. Essi sono tra loro attratti dalle infinite forze di un fato incurante delle leggi della fisica e, per questo, sono predestinati a incontrarsi continuamente. Pur incontrandosi in tempi e in corpi diversi, pur essendo sempre così diametralmente opposti ma simili, questi protagonisti tengono vivo il loro forte meta-sentimento. Baricco è un maestro nel farci sentire partecipi di questa loro, e in fondo un po’ nostra, unione. Probabilmente non lo sa, ma nel suo racconto l’autore piemontese ha descritto il primo entanglement quantistico tra due vite e, personalmente, per questo gli darei un Nobel. Decidete voi se per la letteratura o per la fisica.

Prof. Samuele Lancini