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L’opera Stato di abbandono, di Riccardo Tessarini, è il diario di Giuseppe Costanza, autista personale di Giovanni Falcone, dal 1984 al 23 maggio 1992, giorno della strage di Capaci. Costanza è l’unico sopravvissuto a quella terribile esplosione e, da quel momento, inizia la sua odissea.

Così racconta la storia della sua vita, dalla sua nascita a Villabate, in provincia di Palermo, il 14 marzo 1947, all’incontro con Giovanni Falcone, dopo essere entrato al Ministero di Grazia e Giustizia.

Dai diversi aneddoti si delinea la personalità del giudice, uomo schivo, coraggioso, profondamente rispettoso verso quegli uomini che, assieme a lui, rischiavano la vita ogni giorno.

Il giorno della strage di Capaci, Costanza non era alla guida dell’auto. A guidare era Falcone. Durante il tragitto ci fu il “fatto” delle chiavi che rallentò la velocità, facendo arrivare la macchina con un po’ di ritardo sul punto dell’esplosione. La notizia sconvolse il Paese; edizioni straordinarie di giornali e telegiornali annunciarono la strage facendo circolare la voce che, se Costanza fosse stato alla guida, Falcone si sarebbe salvato. Inizia così l’odissea di Costanza: processi, visite mediche, ricollocamento lavorativo, mobbing, questioni assicurative, oltre ai postumi del trauma. Si ritrova completamente solo. “Se rimani viso, sei un signor nessuno. Anzi, dai quasi fastidio”.

Viene emarginato dalle istituzioni che aveva servito, isolato da personaggi popolari al di sopra di ogni sospetto e strumentalizzato dall’informazione. Per vent’anni porta avanti la sua battaglia per il riconoscimento di alcuni diritti fino ad allora non previsti per il personale civile della pubblica amministrazione. Riesce a far approvare la legge 407 con carattere retroattivo: sebbene sia una disposizione del 1998, tutela i sopravvissuti e i relativi familiari coinvolti nelle stragi mafiose commesse dal 1996 in poi. Costanza non si sente un eroe, ma un cittadino che, con onestà e impegno, ha combattuto molta ingiustizia. E’ stato insiginito della medaglia al valore civile.

Prof.ssa Maura Giannattasio