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Saffo di Ereso, considerata la più grande poetessa dell’antichità, visse tra il VII e il VI secolo a. C., prevalentemente a Mitilene, nell’isola di Lesbo. In un papiro, trovato recentemente durante scavi archeologici, è stato identificato il suo diario segreto, che rivela fatti e pensieri in vari momenti della sua vita. La prosa narrativa di Silvia Romani, docente universitaria presso La Statale di Milano, sprona alla lettura, perché sa dipingere in modo originale i personaggi del mondo antico, con cui il lettore riesce ad entrare in empatia. Saffo, che guida le fanciulle nel canto in onore di Afrodite, a sei anni vede partire in mare suo padre per la guerra. Non era né alta né bella, ma è stata riscattata dal suo ingegno e dal suo incedere altero. Conosce a memoria i versi di Alceo, un famoso poeta della sua epoca, e lui la introdurrà nella sua cerchia. Da quel momento, la sua voce melodiosa canterà versi d’amore e di dolore. Nella sua vita infatti proprio l’amore e la bellezza occupavano un ruolo unico, fino a quando inizia a vedere sfiorita la sua giovinezza. Di lei restano versi immortali, come questi: «C’è chi dice che un esercito di cavalieri, di fanti, / una parata di navi sia la cosa più bella / sulla terra nera / io ciò che si ama». Il grande cantautore Roberto Vecchioni dedicherà alla poetessa la bellissima canzone ”Il cielo capovolto”, perché la sensibilità femminile nobilita l’amore e la sofferenza.

                                                                                                                                                                      Prof.ssa Maura Giannattasio