A quarant’anni dall’approvazione della legge Basaglia che prevedeva la chiusura dei manicomi ritenuti “lager”, luoghi di autentiche torture, Alessandro Perissinotto si cimenta in questo nuovo romanzo che ha come sfondo il periodo storico dei cosiddetti anni di piombo. Siamo nella torino del 1970; nelle università si formano i primi gruppi studenteschi taluni dei quali sfoceranno poi in gruppi terroristici di estrema sinistra ed estrema destra. Anche l’ambiente cattolico ne viene coinvolto e il protagonista del romanzo, Edoardo Rubessi frequenta un oratorio salesiano. Edoardo Rubessi è un importante genetista, studia il precoce invecchiamento dei bambini ed è un potenziale premio nobel. Torna a Torino dagli USA con la moglie Susan per sottoporre alcuni pazienti alle sue terapie presso l’ Ospedale Molinette. Mai avrebbe pensato che il suo ritorno lo avrebbe rituffato in un tragico passato che aveva cercato di dimenticare, costruendosi un mondo immaginario fatto di una vita normale che aveva raccontato alla stessa moglie. Un vecchio incomincia a perseguitarlo ed emerge la vera vita di Edoardo. Figlio di profughi istriani, era rimasto orfano da bambino e rinchiuso in orfanotrofio; per futili motivi viene poi ricoverato a Villa Azzurra, il manicomio di Grugliasco. Perissinotto apre una drammatica finestra sulla situazione manicomiale di quegli anni in cui si veniva considerati “matti” anche solo per semplici atteggiamenti un po’ stravaganti. I pazienti erano legati ai letti, deambulavano nudi, con i capelli rasati nei cameroni e “puniti” con elettromassaggi ed elettroshock che i medici definivano terapeutici. Edoardo aveva cercato di rimuovere quel tremendo passato ma improvvisamente riemerge perchè l’acqua non può celarlo per sempre.
Prof.ssa Maura Giannattasio