Ogni genitore vuole il meglio per i propri figli; spera e prega affinché possano realizzarsi e avere una vita felice e ricca di soddisfazioni personali e lavorative. Tuttavia il tipo di educazione che oggigiorno viene impartita è fortemente iperprotettiva, tutta incentrata nell’evitare l’insuccesso. Noi genitori viviamo nell’insana convinzione narcisistica che l’affermazione dei nostri ragazzi nello sport, nella scuola o nel suonare uno strumento sia dovuta alla nostra bravura nel proteggerli lungo la furibonda corsa al successo, secondo la deleteria equazione “figlio di successo = genitore di successo”. Quante volte da genitori siamo intervenuti per risparmiare un fallimento ai nostri figli? Oppure siamo corsi a scuola la mattina per consegnare un compito o del materiale dimenticato a casa? Jessica Lahey, autrice di questo saggio, ci mette in guardia di fronte ai rischi dell’overparenting. Gli intralci, gli errori e gli insuccessi che abbiamo tolto lungo il cammino dei nostri figli impediscono loro di confrontarsi con i propri limiti e di diventare autonomi. Dobbiamo permettere di provare sia l’orgoglio del successo sia il dolore dell’insuccesso. Un ragazzo che sbaglia e si risolleva non solo ha una mente creativa e innovativa ma è anche in grado di sperimentare nuove vie per affrontare gli ostacoli della vita. Il compito del genitore è di sostenere i figli mentre cercano il loro posto nel mondo, elogiandoli non per i voti scolastici o per i traguardi sportivi ma per l’impegno e la dedizione che hanno messo nel perseguire determinati obiettivi. Solo in questo modo prepareremo i nostri ragazzi ad affrontare le sfide della vita.
Prof. Matteo Negro