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Questo saggio storico-letterario ricostruisce la vicenda di alcuni giovani tedeschi che – associandosi nel 1942 in un gruppo clandestino chiamato La Rosa Bianca – trovarono il coraggio di opporsi al regime e all’ideologia nazionalsocialista, nella speranza di risvegliare le coscienze dei tedeschi e di liberare la Germania dalla morsa del terrore.

Si tratta di un libro scorrevole, adatto sia agli adulti sia ragazzi, che presenta una struttura bipartita: si alternano, infatti, parti prettamente storiche – che ricostruiscono in modo dettagliato sia l’ascesa di Hitler al potere sia il clima di oppressione politica e culturale istaurato dai nazisti – ed estratti di diari o di lettere dei vari componenti del gruppo di resistenza.
In primo piano è quasi sempre la voce dei sei amici che di tale ribellione sono stati protagonisti, i fratelli Scholl, Christoph Probst, Willi Graf, Alexander Schmorell e Hans Leipet: studenti brillanti, legati da profonda amicizia, appassionati di musica, di filosofia, di letteratura, di religione, tutti animati dal desiderio di vivere la propria giovinezza in modo spensierato.

Lorenzo Licari, 3 Liceo B 

I volantini firmati “Weise Rose”, tramite i quali questi giovani denunciarono senza mezzi termini e con grande lucidità intellettuale la politica criminale del Fürer, testimoniano che non solo qualcuno in Germania tentò di opporsi a Hitler, ma scelse di sacrificare la propria vita in nome della libertà di pensiero e di espressione: dunque l’accusa di indifferenza e complicità non può essere generalizzata a tutto il popolo tedesco.

Virginia Camoletto, 3 Liceo B

Questo libro è un saggio storico che esamina il periodo del dominio nazista in Germania dal punto di vista di alcuni giovani studenti tedeschi, che, in seguito ad una lenta e progressiva maturazione personale, scelsero di ribellarsi al regime nazionalsocialistica. Cresciuti in ambienti intellettuali vivaci e religiosi, spinti dal medesimo scrupolo di  coscienza – che imponeva loro di opporsi e smuovere l’animo degli altri cittadini tedeschi – questi ragazzi non aspettarono di diventare maggioranza per agire. Senza preoccuparsi della loro incolumità, decisero, così, di fondare un gruppo di resistenza denominato La rosa Bianca, perché sentivano che non era più tempo di tacere, che con la soppressione della libertà di parola e di pensiero, così come l’annullamento di ogni individualità, non era ciò di cui la loro nazione necessitava: la Germania in cui volevano diventare adulti non era quella di Hitler.

La città di Monaco, dove frequentavano tutti l’università, era, però, un luogo difficile in cui attuare i loro propositi di ribellione, sia perché vi era la sede centrale del partito di Hitler, sia perché gli ambienti culturali erano piuttosto conservatori; lo dimostra il fatto che i ripetuti appelli della Rosa Bianca agli studenti ad assumersi le proprie responsabilità non susciteranno mai nessuna rivolta studentesca.
Secondo me questo libro potrebbe essere paragonato al film L’attimo fuggente, perché in entrambe le storie è protagonista un gruppo di giovani – nel libro La rosa bianca e nel film La Setta dei Poeti Estinti – che, ispirati dall’arte, decidono di andare controcorrente, di rischiare in prima persona, di non omologarsi alle convenzioni politiche e sociali. Ciò che mi ha fatto pensare a questa associazione è che entrambi i gruppi operano in segreto e credono nella libertà di espressione.
Consiglierei il libro di Lorenzo Tibaldo a chi teme di uscire dagli schemi o a chi voglia documentarsi meglio sul periodo del nazismo; i giovani della Rosa Bianca meritano di essere ricordati per aver rappresentato la luce della ragione e della verità in un’epoca di terrore dove sarebbe stato molto più facile restare nelle tenebre dell’ignoranza e abbassare la testa.

Lorenzo Maule, 3 Liceo B

Questo libro racconta la storia vera di alcuni giovani tedeschi cristiani giustiziati nel 1943 dai nazisti perché membri de La Rosa Bianca, un movimento di opposizione al  regime hitleriano sorto a Monaco di Baviera intorno agli anni Quaranta del Novecento.

Tra i principali esponenti del gruppo mi ha colpito soprattutto la figura di Sophie Scholl, nata il 9 maggio 1921 vicino a Stoccarda, condannata a morte il 22 febbraio 1943 insieme al fratello Hans e all’amico Christoph Probst con l’accusa di alto tradimento e azioni di propaganda e ghigliottinata il giorno stesso nel carcere di massima sicurezza di Stadelheim.
Nonostante da adolescente anche Sophie, come molti altri, fosse stata inglobata nelle file della “gioventù hitleriana”, presto scelse di distaccarsene, preferendo frequentare gruppi autonomi e associazioni cattoliche clandestine, motivo per cui venne anche arrestata nel 1937. Ragazza estremamente colta e intelligente, dopo essere stata costretta a prestare servizio per il Reich per un lungo periodo, prima in un campo di lavoro e poi in una fabbrica a Ulm, riuscì finalmente ad iscriversi alla facoltà di biologia e filosofia a Monaco. Qui, ben consapevole del rischio che correva, entrò a far parte della Rosa Bianca, adoperandosi con grande dedizione per diffondere quanti più volantini possibili sia in Germania sia all’estero. Donna fiera, di carattere forte e determinato, dopo essere stata arrestata, non si lasciò mai andare alla disperazione, proteggendo i compagni negli interrogatori della Gestapo e difendendo i propri ideali di giustizia e fratellanza fino alla morte.
Nel complesso si tratta di una lettura interessante; risulta molto apprezzabile la scelta di lasciare spazio alle testimonianze dirette dei protagonisti, prendendo spunto dai loro scritti. Perfetto da leggere in questo periodo dell’anno, in cui la ricorrenza del Giorno della Memoria invita tutti noi a riflettere, a non dimenticare le atrocità commesse durante la Seconda Guerra Mondiale, ad avere il coraggio di agire per il bene comune, perché – come scrive Sophie – «Come ci si può aspettare che, allora, il destino conceda vittoria ad una giusta causa, quando nessuno è pronto a sacrificarsi pienamente per essa?».

Giulia Caserta, 3 Liceo B