Chissà quanti Werther esistono.
I dolori del giovane Werther, scritto da Johann Wolfgang von Goethe, racconta la storia di Werther, una cronaca che partirà con un grande entusiasmo da parte del protagonista, andando, via via, a sfociare nella completa disperazione. L’autore, all’inizio del libro, dice che la narrazione di Werther è reale. Come se lui si fosse solamente preoccupato di riunire una serie di lettere che venivano spedite ad un amico di fiducia del protagonista. La vita del ragazzo inizierà a cambiare solamente dopo aver incontrato una ragazza di nome Charlotte. Lo avevano avvertito del fatto che fosse già promessa ad un tal Albert, ma Werther decise lo stesso di passarci del tempo insieme, finendo per innamorarsene perdutamente. Per tutta la lettura scopriremo i sentimenti e i pensieri di Werther. Le lettere si faranno sempre più angoscianti e cariche di tensione. Egli si chiede perché non possa puntare a quella meta che lo renderebbe felice, sentendosi inadatto e trovandosi lui stesso “L’errore”. Lui sa che continuare ad andare a fare visita a Charlotte gli avrebbe procurato solamente danni e sofferenza, ma ormai non riesce più a farne a meno. Il finale usato nel libro è l’unica scelta possibile per concluderlo al meglio. Per tutta la lettura infatti si avrà la sensazione che la tensione salga e arriverà a toccare il limite. Nelle parti in cui vengono riportate le lettere l’autore ci trasmette quella schiacciante sensazione del non essere capiti. Infatti non sappiamo mai se il suo amico effettivamente sia allarmato da ciò che Werther gli scrive, e la sua non risposta provoca un forte senso di soffocamento nel lettore. Perché, a questo punto, affermare che di Werther ce ne sono tanti? Perché alla fine ad ognuno di noi è capitato o capiterà di sentirsi inadatto, incapace, in ritardo, schiacciato. Questo libro, così potente, rappresenta una metafora della vita di ciascun essere umano. E come afferma Goethe stesso:
“E tu, anima buona, che come lui senti l’interno tormento, attingi conforto dal suo dolore, e fai che questo libretto sia il tuo amico, se per colpa tua o della sorte non puoi trovarne di più intimi.”
Davide Salerno – 2 liceo A