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All’interno di una semplice scatola di limoni ha origine, non si sa come, uno dei più grandi e poetici paradossi letterari del ventesimo secolo. Anzi,quasi come in una straordinaria leggenda moderna, nasce appunto Novecento.
Tutta la storia si sviluppa fluttuando sulle onde del mare, le parole prendono vita all’interno del piroscafo “Virginian”, dalla poppa alla prua, dagli eleganti saloni affrescati della prima classe, alle spartane camerate in legno di terza classe, dalle furenti e fuligginose sale macchine alle piccole e stantie cabine dell’equipaggio.
Novecento è un semplice trovatello, abbandonato neonato sulla nave e, non si sa come, questo figlio di nessuno si scopre un virtuoso pianista tale da divenire leggendario. Lui parla con la musica, esprime i suoi sentimenti al pianoforte, piange e sorride battendo sui tasti ed è appunto la musica,
nota dopo nota, il vero fil rouge dell’intera vicenda narrata.
La narrazione nasce dalla penna del vanto torinese Alessandro Baricco, il quale nel 1993 compone per il festival di Asti quello che in partenza doveva essere un semplice monologo teatrale. Ma questa singola piece, negli anni, è diventata grazie al suo successo e alle migliaia di interpretazioni, un vero e proprio capolavoro artistico e culturale, spaziando dal milione e duecentomila di copie vendute ad esser il monologo più utilizzato nei provini per i casting teatrali, fino alla magistrale trasposizione cinematografica hollywoodiana del 1998 di Giuseppe Tornatore ribattezzata “La leggenda del pianista sull’oceano”.
Una lettura sublime, ma allo stesso tempo semplicemente potente. Le parole e i capitoli scorrono veloci come una melodia modulata dalle maestose onde dell’Atlantico, lo stesso oceano che ha visto le centinaia e centinaia di traversate del Virginian tra l’Europa e l’America.
Il linguaggio di Baricco, anche in quest’opera, è poetico ed elegante, per nulla stucchevole e crea nel lettore immagini nostalgiche e sentimenti molto forti, tanto da trasportare il lettore all’interno del piroscafo, tra i raffinati valzer e le popolari quadriglie, o sui ponti della nave a guardare l’orizzonte e l’infinito il quale, in questa visione letteraria, essendo oltre la poppa e oltre la prua, fa certamente un po’ paura.
Credo che questa storia vale assolutamente la pena d’esser letta, indipendentemente dal suo successo raccolto negli ultimi ventisei anni, perché:

“Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla”

Prof. Alessandro Galli