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“La mattina dopo” è l’ultimo libro di Mario Calabresi, edito da Mondadori nel 2019. Centoquarantaquattro pagine da divorare, in cui il giornalista si racconta sviscerando un tema delicato: come ci si sente il giorno successivo a un evento che ha cambiato profondamente la nostra vita? Cosa si prova in quei brevi istanti in cui si viene in qualche modo aggrediti da un dolore che può avere le origini più disparate e che una notte di sonno non è riuscito a lenire? Calabresi parte dal proprio vissuto e racconta un salto nel vuoto che ha segnato il suo 2019, quando all’improvviso si è trovato a passare da direttore di Repubblica a disoccupato, seppure illustre, per scelte insondabili del gruppo editoriale cui fa capo il quotidiano. Un salto nel vuoto che Calabresi avrebbe evitato con grande piacere, ma che la vita gli ha servito, volente o nolente, proprio come può capitare a ciascuno di noi. Partendo dalla sua esperienza personale, l’ex direttore di Stampa racconta la sua, di mattina dopo, quando si ritrova con l’agenda incredibilmente vuota e il telefono che ha smesso di suonare ininterrottamente. Poi, in un arco temporale lungo ma mai dispersivo, esplora con grande empatia “le mattine dopo” di tante persone che per motivi diversi hanno condiviso con lui almeno un tratto di vita, dalla madre agli amici più cari. Pagine intrise di dignità e di delicatezza, che raccontano anche tanti angoli di una Torino mai abbastanza conosciuta, che ha segnato profondamente la vita del giornalista figlio del commissario Luigi Calabresi, ucciso in un attentato nel 1972. Un libro da leggere, che ci ricorda che “la mattina dopo” è dura per tutti, ma che ripartire, pur con fatica e sacrificio, è un dovere cui nessuno deve sottrarsi, per rispetto di chi una seconda possibilità purtroppo non ce l’ha.

Paola Strocchio, mamma di Niccolò Truppi – 1 liceo B