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Il protagonista di questo libro è Alex, un quindicenne californiano che conduce una vita normale: è un ragazzo come tanti, va a scuola, suona il flauto e ama scalare le montagne. Un giorno sua madre si ammala gravemente e la sua famiglia deve riorganizzarsi: Alex viene affidato alla nonna paterna, Kate, intraprendente e famosa giornalista. Siccome Kate è stata incaricata dalla rivista International Geographic di partire per una spedizione nella foresta amazzonica alla ricerca di una pericolosa bestia di dimensioni enormi, Alex è costretto ad andare con lei: si ritrova così coinvolto in un avventuroso viaggio in una terra del tutto sconosciuta, insidiosa, ma anche rigogliosa e bellissima. La spedizione, alla quale partecipano diversi personaggi, tutti parecchio eccentrici, è guidata dal brasiliano César, accompagnato dalla figlia tredicenne, Nadia: si tratta di una ragazza particolare, che non solo è cresciuta nella foresta, ma sa comunicare con gli animali, gli sciamani e con gli indios, i misteriosi abitanti della zona. Tra Alex e Nadia nasce una profonda amicizia, ma la loro spensieratezza viene ben presto insidiata dal verificarsi di eventi sempre più inquietanti e inspiegabili. Dai due ragazzi dipenderà l’esito della vicenda: dovranno affrontare parecchie difficoltà per riuscire a risolvere il mistero che si cela dietro la spedizione: chi è la Bestia? Gli indios sono davvero una popolazione aggressiva e selvaggia? Chi è realmente in pericolo? Per scoprire la verità dovranno crescere, affidarsi al loro istinto, acquisire fiducia in se stessi, imparare a guardare il mondo con occhi differenti, scoprire la loro forza interiore. La lettura di questo romanzo mi ha affascinato molto, perché la trama è ricca di suspence e colpi di scena, ma al contempo l’autrice sudamericana invita il lettore a riflettere su alcuni temi importanti: l’adolescenza, l’amicizia, il superamento delle paure, il rapporto tra l’uomo e la natura minacciata, il mancato rispetto e il pregiudizio nei confronti di chi è diverso. Penso che questa storia possa essere uno stimolo per tutti quei giovani che fanno fatica ad apprezzarsi e ad aprirsi agli altri: non bisogna avere paura della realtà, ma trovare il coraggio di affrontarla, anche – e soprattutto – quando ci fa paura.

Martina Percassi – 1 liceo A